Entro in una sala d'attesa asettica, lugubre, di medicina nucleare, già il nome dice tutto.
Alle pareti aleggia il contorno grigiastro di quadri che un tempo erano appesi proprio lì. Oggi mi aspetta un esame molto importante. Il destino, il fato, la sorte, chiamatela come volete, in questa sala si divertirà moltissimo a giocare con la mia vita e quella di chi è qui con me.
Si, perchè con me ad aspettare la sorte, oggi ci sono altre 3 signore. Forse non tutte hanno un grattacapo come il mio, ma dalla sofferenza e dalla paura che leggo nei loro occhi sono qui per scoprire qualcosa.
Qualcosa che potrebbe cambiare la loro vita, proprio come è successo a me... per sempre.
Saluto con un buongiorno incerto, tremolante e di risposta ho saluti sommessi. Mi siedo mantenendo le adeguate distanze e mi metto in attesa. Osservo dapprima le donne che sono lì, poi per non essere invadente ritraggo il mio sguardo e comincio a concentrarmi su di me.
Ho una fottutissima paura.
Sono terrorizzata da ciò che mi aspetta.
Decido di fare la mia "visualizzazione", quella su cui mi sono allenata in questi giorni. E' una sorta di meditazione..." visualizza ciò che ti fa stare bene e ne trarrai beneficio..." Deve funzionare perché mi porta in un luogo a me sacro, sicuro, soffice e coccoloso al punto giusto. Mi sento protetta.
Ad un certo punto entra un'altra donna accompagnata dal figlio, quasi sicuramente trentenne. Mi chiedo perché lui sia qui, visto che gli accompagnatori sono obbligati, in questi giorni di Covid, a restare fuori. Poi capisco che lei non parla la nostra lingua e lui sarà il suo tramite.
Osservo la coppia e osservo lui. Si lui, perché sta indossando la sua mascherina a metà. Il naso è completamente scoperto e mentre è lì che smanetta col telefono ... starnutisce pure.
Ok, ho aspettato anche troppo. Attiro la sua attenzione. Gentilmente e con calma, ma ferma, chiedo se può mettersi bene la mascherina. Mi guarda stralunato e dicendomi qualcosa in un dialetto a me incomprensibile se la ficca sopra il naso quasi scocciato, guardandomi anche male... Io lo ringrazio.
La donna che ho difronte mi guarda. Ci guardiamo dritte negli occhi, per qualche secondo e vedo una scintilla di approvazione.
Ora, fino ad oggi non mi sono mai sbilanciata, ma gli avvenimenti di questi giorni mi hanno fatto riflettere molto.
In questo periodo purtroppo, vista la mia condizione ho limitato al massimo i miei spostamenti, le mie uscite. Si, si come tutti del resto. Ma chi si trova nella mia situazione lo fa con più attenzione, perché sa benissimo che sta scherzando con il fuoco.
Mi capita raramente di uscire a prendere una boccata d'aria facendo qualche passeggiata nei bellissimi sentieri che si snodano proprio qui, dove vivo io, offrendomi la possibilità di evitare il paese e la massa di gente che, nonostante le raccomandazioni e le restrizioni, non rinuncia a radunarsi.
Nonostante il mio intento di evitare tutto e tutti, incontro comunque sempre un sacco di persone che hanno avuto la mia stessa idea, e non li biasimo. Chi non vorrebbe prendere una boccata d'aria con delle giornate di sole così splendide, quando tra un po' ci chiuderanno obbligatoriamente tutti in casa?
Quando poi, queste persone sono coscienziose e rispettose del prossimo indossando a dovere la mascherina, hanno tutte la mia ammirazione nonché approvazione. Perché si stanno impegnando e sforzando, come me a combattere la diffusione di questo dannatissimo virus.
Ci sono purtroppo però, sempre le eccezioni.
I più rispettosi nell'usare nel modo giusto la mascherina sono sicuramente i bambini. Zoe ad esempio, e le sue amiche, hanno un atteggiamento ineccepibile. E lo fanno sì, con fatica e a volte lamentandosi, ma mai abbassano la guardia. Tanto di cappello.
Se invece guardiamo agli adulti, ecco qui si crea una crepa... Un gap. Fortunatamente la maggior parte collabora nel modo giusto. Si, collabora, perché il venir fuori da questa pandemia implica inesorabilmente il collaborare.
Ma che mi dite di chi cammina in mezzo alla gente con la mascherina abbassata infischiandosene perché è all'aria aperta e quindi convinto che, se mai dovesse essere asintomatico, non attaccherà mai nessuno?
Nel corso della mia passeggiata di sabato pomeriggio, ho incontrato tre persone più o meno della mia età. Gente, a guardarla bene, composta, a modo... ma irrispettosa nei miei confronti. Si perché oltre a non indossare la protezione, al mio "Scusi, potrebbe mettersi la mascherina per favore?", ha tirato dritto senza rispondermi e senza fare nulla.
Ora mi rivolgo a chi come queste signore, si ahimé erano donne, se ne frega degli altri.
Io e quelli come me per colpa vostra rischiamo la pelle ogni giorno. Se voi vi trovaste nella mia condizione, e non ve lo auguro, la pensereste come me. Se dovessi contrarre il virus ho meno possibilità di salvarmi di voi.
Se un giorno vi trovaste in uno di quei letti d'ospedale pensate che chi vi sta aiutando a salvarvi la vita, rischiando la sua, indossa quella cavolo di mascherina per tantissime ore al giorno e lo fa per voi, per salvarvi e senza tanto lamentarsi perché cercare di salvare una vita umana ha un valore impagabile. E voi ? Ve ne siete fregati. Ve ne state sbattendo. Vergognatevi!
Ora giusto per alleggerire la situazione, voglio raccontarvi di come un'opera d'arte, per me stupenda, di Jeff Koons stia contribuendo a modo suo, a sensibilizzare la popolazione mondiale all'uso corretto della mascherina.
Nell’era della pandemia, il compito di veicolare messaggi, può essere affidato anche alle opere pop della nostra contemporaneità.
È il caso di Puppy, l’enorme scultura realizzata dall’artista americano Jeff Koons (vi ricordate? Ho parlato anche di lui... se vuoi rinfrescarti la memoria, clicca QUI) che dal 1997 troneggia davanti al Guggenheim di Bilbao. L’opera alta 12,4 metri, che raffigura un cagnolino di razza West Highland Terrier, sfoggia ora una nuovissima mascherina realizzata con dei fiori come segno di buon auspicio, ma anche per ricordare alla collettività l’importanza dei piccoli e quotidiani gesti di prevenzione – come proteggere naso e bocca fuori dalle mura di casa – nella lotta contro la pandemia mondiale di Covid-19.
Pensate che l'idea di mettere la mascherina a Puppy è stata di un abitante di Bilbao che ha scritto all'artista proponendo la sua idea!
Il nuovo accessorio è stato “disegnato” su Puppy in occasione del consueto cambio di fiori che avviene ogni primavera (dove viene adornato da begonie, balsamine, calendule e petunie di colore diverso) e ogni autunno, quando il suo manto si ricopre di fiori adatti a resistere alla stagione più fredda. La “mascherina” si farà più visibile nelle prossime settimane, quando i fiori da poco inseriti inizieranno a sbocciare.
Ecco, questo è quanto.
Mi auguro che questo post possa contribuire a sensibilizzare la gente sulla grande responsabilità che ha nei confronti di sé stessi e degli altri.
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