venerdì 6 novembre 2020

Performance durante il Corso di Storia dell'Arte "Urbs-Picta"

"Orso delle caverne" o "Teddy Bear"? questa foto la capirete leggendo il post...


Da quando frequento il "mio mondo dell'Arte", sì direi che questa è la definizione che più si addice alla mia esperienza personale; e da quando ho stravolto, per causa di forza maggiore, il mio modo di vivere; mi sono accorta che ogni giorno mi sembra di vivere nella "Performance". 

Cavoli che parolona! Ma tranquilli, non sto impazzendo... almeno questo è quello che spero!

Pensate che fino a qualche anno questa parola non faceva neanche parte del mio vocabolario! E se non mi fossi avventurata in questo "viaggio" per molti versi "spaziale" e per tanti altri "assurdo", l'avrei snobbata, ignorata e mai usata! E vi dico la verità: sarebbe stato un big mistake. 

Certo non avevo le carte in regola per potermi permettere di prenderla in considerazione, ma ora... si...

Ok. Vedo le vostre facce perplesse. Ora mi spiego...

Come accennavo prima, certe esperienze "forti" ti portano inevitabilmente a cambiare. 

Non è però che cambi solo tu, cambia tutto ciò che ti circonda. E Dio solo sa per esempio, quanto ci ho messo a comprendere che se sto bene "IO", di riflesso sta bene tutto il mondo che mi gira attorno (affetti, persone, fatti... ). Lo sapete anche voi, vero?

In questi mesi ho avuto modo di imparare a mettere anima e corpo in tutto! Ma principalmente su me stessa e poi su ogni persona, cosa e azione che mi abbia interessata, coinvolta, incuriosita ed emozionata! Un'esperienza che mi ha insegnato a vivermi e soprattutto a viverle in modo diverso. 

In modo vero, profondo. Quel "modo" che pensiamo appartenere solo a persone più elevate mentalmente come i "maestri" illuminati, quelli di meditazione, i monaci buddisti, Guru e chi più ne ha più ne metta. 

In realtà quel "modo" lo abbiamo pure noi. Solo che il più delle volte la vita frenetica e tutti i pensieri, i problemi della quotidianità, le finte priorità che ci avvinghiano, lo oscurano e lo relegano nel nostro "non ho tempo".

Oggi ogni cosa che faccio, ogni cosa che provo, ogni cosa che desidero o sogno, lo carico di entusiasmo, energia e consapevolezza. 

E questo mi permette finalmente di godere a pieno di ogni esperienza. 

Ovviamente c'è il rovescio della medaglia. Questo si ripercuote anche nei miei "mood" sconsolati, portandomi a sentire e a buttar fuori stati d'animo che preferirei seppellire nelle profondità dell'oceano. 

Ma sappiamo invece quanto faccia bene poterli estrapolare, esternare, metabolizzare, per così superarli. Ecco, forse dovrei capire anche quanto, e se, faccia bene alle persone che li ascoltano. Editor? Stavi tossicchiando per caso? Tanto lo so che in fondo, in fondo mi vuoi bene e anche ti piace ascoltare le mie "turbe"...

E comunque, non  sei tu a spronarmi ad essere me stessa al 100 per 100... cosa? Non avevi la più pallida idea che prendessi le tue parole alla lettera? Il solito ORSO! Scusate. Qualcuno sa se esiste un corso per trasformare chi è "orso delle caverne" in un  "Teddy Bear"? Sappiate che sono tutta orecchie!

Ma bando alle ciance, torniamo a noi.

Ieri sera nel mio corso di arte si parlava proprio di Performance (Vi ricordate? Ogni mercoledì partecipo ad un corso sull'Arte Contemporanea organizzato da Urbs Picta e gestito dalla Dottoressa Jessica Bianchera). 

Ok, premetto che il mio "vivere nella performance" è leggermente diverso... Però la parola mi piace! Quindi... dicevo? Ah si... Oggi continuo a perdermi fra le parole...

Insomma, è stato veramente interessante. Si parlava di artisti del calibro di Marina Abramovic, Gina Pane, Yoko Ono, Valie Export (ho visto alcuni suoi lavori all'ultima mostra che ho visitato a Punta della Dogana a Venezia "Untitled 2020", ricordate?), Vito Acconci... insomma, una serie di grandi artisti che ho conosciuto piano piano in questi anni.



Le diverse performance per quanto a volte possano sembrare assurde e irrazionali, sono invece frutto di un ragionamento profondo che l'artista fa, e vuole mettere in atto non attraverso un'opera pittorica o scultorea, ma attraverso il proprio corpo, in un mix di recitazione. arte, movimento scenico, suono e tanto altro mettendosi in gioco in prima persona. Sia fisicamente che mentalmente. 

Le azioni possono essere le più disparate e a volte disperate e ahimé... incomprensibili. 

Gina Pane ad esempio, concentrava le sue azioni sull'auto lesionismo. 


In una sua opera per esempio: "Escalade non anésthésiée" si ritrae in  una serie di fotografie  che la mostrano mentre sale su una scala chiodata, ferendosi mani e piedi.

Per  questa artista, il dolore è un sentimento universalmente condivisibile poiché ogni essere umano può provarlo; attraverso le ferite dunque, apre il suo corpo all'intera umanità, si fa carico del dolore altrui: il suo corpo è la cassa di risonanza della società.

Vito Acconci ha usato, nella sua pratica artistica, quasi esclusivamente piccole stanze. Celle, zone ridotte, dove fosse possibile rappresentare il proprio agire privato. Resto basita per la performance "Seed-bed", avvenuta nel 1972 alla galleria Sonnabend di New York. L’artista, sdraiato, si masturba. Gli spettatori – da pubblico – si trasformano in spie che guardano e ascoltano un’attività privata (durante lo svolgimento della performance mi sembra di ricordare, si procurò 8 orgasmi consecutivi causandosi dolori lancinanti e rischiando il collasso).

Le sue performance erano azioni atte a definire il corpo come campo su cui poter intervenire e riattivare sensibilità estreme. Definirne i limiti.

Marina Abramovic è sicuramente l'artista che più mi "intrippa" e affascina. Vederla seduta per ore, immobile anche davanti al suo ex compagno Ulai  mentre lo fissa negli occhi senza battere ciglio superando la fatica e il dolore fisico ed entrando in una sorta di stato di meditazione, mi sbalordisce.


La serie di lavori realizzati dalla coppia Abramovic-Ulai viene denominata Relations works: esibizioni complesse e disturbanti, funzionali a esplorare i limiti fisici e psichici della resistenza umana e il tema della relazione uomo-donna.

Durante il corso scopro che alcune performance sono programmate, altre sono vissute al momento altre sono veri e propri "riti" atti a superare determinate paure.

Il corso finisce ed io, sarò sincera, nemmeno me ne accorgo... Forse, la mia decisione di spostare il mio pc portatile dal tavolo della cucina al divano del salotto, non è stata una mossa alquanto intelligente. 

Ebbene sì, per la prima volta in vita mia, sono crollata e mi sono addormentata davanti ad un super corso... credo... Ma oggi è stata veramente una giornata impegnativa... iniziata con la sveglia alle 5 per andare al solito "Hotel 5 stelle cadenti" e fare varie visite specialistiche e poi di corsa a casa per il corso...

Che dite, sarà conveniente per me non condividere il post con la relatrice del corso? E forse nemmeno con Editor! E chi lo sente quello?! Ma se mi giustifico dicendo che era una performance? Dite che possa funzionare?

Ah mi raccomando voi... acqua in bocca! 


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