sabato 7 novembre 2020

Io e l'autunno insieme ad Apollo e Dafne

 


venerdì 6 novembre 2020

Questa mattina sono andata a scuola della mia piccola pesticciola.

Dovete sapere che la scuola media Cappelletti-Turco che frequenta, ha una location a dir poco strepitosa. Più precisamente la scuola ha sede in una Villa veneta, Villa Maffei, donata nell’immediato dopoguerra dalla famiglia Turco alla Congregazione Stimmatina di Verona e gestita ora, dalla cooperativa sociale “Cappelletti”. Circondata da un parco secolare, la scuola offre un ambiente sereno, dove storia, arte e natura, fanno da sfondo ad un progetto culturale e formativo ispirato ai valori cristiani.

Ultimamente i colori dell'autunno si sono datti un bel da fare per dipingerlo e trasformarlo in una vera e propria opera d'arte.

 Effettivamente si tratta di una villa antica, immersa in un parco meraviglioso. 

A proposito di questo, ho impressa nella mente l'immagine delle foglie d'autunno che proprio questa mattina il mio Editor mi ha raccontato. Sentite un po' e ditemi se non è sensazionale (Editor si ora non ti gonfiare e gongolare troppo potresti scoppiare attento!): "L'autunno colora le foglie con tonalità calde che vanno dal giallo acceso, all'ocra, dall'arancione, al rosso, dalla terra di Siena e al marrone più intenso con tutte le mille sfumature e variazioni che ci possono essere in mezzo. E la cosa bella è che i raggi del sole, che in questa stagione non sono più perpendicolari ma tangenti, le colpiscono di taglio facendole prendere riflessi e luminosità uniche ed irripetibili. È come se si trasformassero in fiammelle palpitanti, in lampadine accese che illuminano ogni paesaggio, ogni strada, ogni angolo, ogni via..." Mamma mia quanto è poetico! Ma allora non è poi così orso... Mah... Riesce sempre a stupirmi!

Vabbeh, scendo dall'auto e non resisto alla tentazione di farmi quattro passi in mezzo a questo spettacolo. 

Respiro l'aria fresca a pieni polmoni. Il profumo inebria i miei sensi. Sa di bosco, di muschio di castagno di... autunno.

Non ci sono rumori, tranne il lontano chiacchiericcio degli alunni che fuoriesce dalle poche finestre aperte della villa. La giornata, pur essendo novembre, è molto soleggiata. E' mite, quasi calda. Guardo le piante che si ergono di fronte a me maestose... e ricordo che proprio in questi giorni, ho visto in rete la scultura in marmo fatta da Gian Lorenzo Bernini nel 1623 "Apollo e Dafne" che rappresenta la metamorfosi di Dafne in pianta per scappare all'amore del dio Apollo. 

Ma voi l'avete mai vista? Io purtroppo non ne ho ancora avuto l'occasione ma, se prima o poi riuscirò ad andare alla Galleria Borghese di Roma sarà la prima opera su cui mi fionderò.



Fatalità vuole che proprio in questi giorni il Professore di Italiano di Zoe ha raccontato la storia di Dafne e Apollo.  

La cosa più strabiliante è che la mia piccola pesticciola mi è ritornata a casa dicendo che: "Oggi il Prof ci ha raccontato questa storia e sai mamma, quando lui racconta le storie lo fa talmente bene... E' cosi bravo che io mi incanto e mi ritrovo a sognare sempre ad occhi aperti". 

Sentirle dire queste parole mi riempie il cuore di gioia immensa, perché ciò significa che esistono ancora quei professori che sanno svolgere il proprio lavoro trasmettendo passione infinita, riuscendo a catturare l'attenzione e la curiosità dei loro alunni, trasformando una possibile ora di noia in entusiasmo puro.

Ok io epica ricordo di averla fatta alle superiori, ma la mia lezione era veramente pesantuccia e mi ritrovavo spesso con uno sbadiglio soffocato in gola!

Incuriosita dalle sue parole mi sono fatta prestare il libro di epica e sono andata a cercare la storia... Si insomma sarò sincera, non me la ricordavo tanto bene... Ok sarò ancora più sincera... non me la ricordavo affatto! Si, Editor puoi pure ridere quanto vuoi ma tanto lo sai che sono speciale... proprio per questo!

Vabbeh, la condividerò con voi perché mi piace moltissimo. 

Dafne è una giovane ninfa che vive libera e felice nei boschi. 

Dopo aver ucciso il serpente Pitone, Apollo (il dio greco della musica e delle profezie) andò a vantarsi della propria impresa con Cupido, sorridendo del fatto che egli non avesse mai compiuto gesta eroiche. Cupido, in un misto di gelosia e indignazione, giurò presto vendetta. Decise pertanto di preparare due frecce, la prima appuntita e dorata, destinata a far nascere l'amore e, la seconda di piombo e spuntata, che faceva prosciugare l'amore.

Cupido scoccò la freccia d'oro verso Apollo e quella di piombo verso la ninfa Dafne, figlia del dio-fiume Peneo. Ne conseguì che appena Apollo vide Dafne, se ne invaghì perdutamente: Dafne, tuttavia, appena vide il giovane Dio iniziò a fuggire impaurita, per effetto della freccia di piombo di Cupido.

Apollo iniziò a inseguirla, ed era ovviamente più veloce della sventurata ninfa che, in procinto di essere ghermita, una volta giunta presso il fiume Peneo rivolse una disperata preghiera al padre, chiedendo di essere trasformata in un'altra forma per sottrarsi alla non corrisposta passione del Dio. 

La sua richiesta venne accolta e fu così che Peneo, per evitare che i due potessero ricongiungersi, trasformò Dafne in un albero d'alloro, che da quel momento diventerà sacro per Apollo.

Apollo infatti disperato promise che la ricorderà: "Mi circonderò il capo con una corona di foglie di alloro e così faranno per sempre poeti, cantori, attori e chiunque Ami le arti come me. Sarà il mio modo per ricordarti...amore..."

È impossibile ora per me non andare alla ricerca di una bella descrizione dell'opera scultorea e quindi sentite un po' cosa ho scoperto...

"La scena è spettacolare e terribile al tempo stesso. Apollo è colto nell'istante in cui sta terminando la sua corsa, resa con un dinamismo sino ad allora sconosciuto alla tradizione scultorea; nel marmo, infatti, il dio è appena riuscito a raggiungere Dafne, e la sfiora leggermente con la mano sinistra, forse con l'intento di abbracciarla. Apollo, il cui corpo è trattato mettendo anatomicamente in evidenza i muscoli e i tendini tesi per lo sforzo, incede poggiando tutto il peso sul piede destro, saldamente ancorato al suolo, mentre la gamba sinistra è sollevata in alto. Il mantello gli sta scivolando via ed è gonfiato dal vento alle sue spalle; i capelli, organizzati in chiome ondulate e come annodate, sono mossi all'indietro per via dell'impeto della corsa e il suo sguardo presenta una vitalità erompente.

Dafne, per sottrarsi all'indesiderato abbraccio, ostenta la sua nudità contro il suo volere, e lotta per la sua verginità: per sfuggire alla presa di Apollo, infatti, la ninfa frena all'improvviso e inarca il busto verso avanti, così da controbilanciare la spinta del dio e proseguire la fuga. La parte inferiore del busto di Dafne, tuttavia, non risponde più alla sua volontà. La metamorfosi, infatti, è appena iniziata: il piede sinistro ha già perso ogni aspetto umano, divenendo radice, e altrettanto sta avvenendo al destro, che la sventurata ninfa tenta invano di sollevare ma che è invece ancorato al suolo da alcune appendici cilindriche che crescono dalle unghie e che formeranno in seguito l'apparato radicale della pianta di alloro. Per il medesimo processo, la corteccia sta progressivamente avvolgendo il suo leggiadro corpo, mentre le sue mani, rivolte al cielo con i palmi aperti, stanno già diventando ramoscelli d'alloro. Il volto di Dafne, caratterizzato dalla bocca semiaperta, rivela emozioni contrastanti: terrore, per esser stata appena raggiunta da Apollo, ma anche sollievo, perché è consapevole della metamorfosi appena iniziata. "

Credo che Zoe sia super fortuna a frequentare una scuola come questa. Scuola che offre spazi così ampi, belli e soprattutto insegnanti così preparati e appassionati!

P.S. E il vostro insegnante di epica com'era?


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