lunedì 21 settembre 2020

"Un'idea assoluta" a Villa Panza


 

 Domenica 20 settembre 2020

Mi sono svegliata da poco.

Subito non mi racapezzo. Dove capperi sono? Passano alcuni secondi e... Ah ora ricordo... Sono a casa mia... Dopo 4 mesi, sono di nuovo a casa! Può sembrare, per molti di voi un "nulla" ma vi posso garantire che per me è un passo enorme per un ritorno alla normalità.

La sensazione è strana, bella... Sono felice. Mi alzo di corsa per aprire la finestra e vedere se il mio castello è ancora lì... Si c'è... grande, maestoso, presente. 

Il mio cuore, il mio corpo si riempiono della brezza mattutina. "Questa è Vita" penso!

Mi coccolo con una bella doccia, cosa pensate? In questo periodo mi sono sempre lavata, ovvio, ma una doccia vera e propria erano settimane che non potevo farla... Ed è... Ed è... MAGNIFICO!

Poi, cerco di prepararmi una lauta colazione. Mi accorgo però, di non essermi organizzata proprio a puntino... ehm da Scaramacai che sono, non poteva non esserci qualche intoppo! Ma tranquillo Editor, riesco comunque a rifocillarmi in maniera più che esaustiva e per non farmi mancare nulla apro anche il mio nuovo magazine di Arte! Si caro Editor, inutile che ti fai andare di traverso il caffè mattutino con questa notizia, sto proprio diventando sofisticata anzi, per l'esattezza una blogger sofisticata !!! 

L'avresti mai detto? Beh, ora lo sai!

Sfogliando l'ultimo numero di Arte mi cade l'occhio su una mostra in corso a Varese, a Villa Menafoglio Litta Panza.

Alla parola Panza mi si rizzano le antenne...

Questo nome non lo posso assolutamente dimenticare! E non perché mi ricordano la "pancia" del mio Editor, ahahah, dai Mr. Gallery era d'obbligo la battutina..., ma bensì perché mi ricordano il collezionista stratosferico che ho conosciuto tra le pagine della biografia del gallerista Leo Castelli.

Ricordo ancora quanto ero rimasta affascinata da questo personaggio sui generis e quanto avrei voluto possedere un quarto, ma cosa dico un decimo,un ventesimo... Insomma anche solo una piccola parte, della sua collezione! Ricordate il post che scrissi allora? No? Beh, allora cliccate QUI

Ma chi è costui, questo Giuseppe Panza di Biumo?

Un collezionista italiano fra i più importanti dell' arte contemporanea della seconda metà del 900. Dal 1955 al 2010 ha creato una raccolta di oltre duemilacinquecento opere di arte: informale, espressionismo astratto , pop art,  minimalismo, arte concettuale, arte ambientale, arte organica e arte monocroma. Oggi esposta in alcuni dei principali musei d’arte contemporanea di mezzo mondo!

Villa Menafoglio Litta Panza a Varese, la casa nella quale ha vissuto per gran parte della sua vita e creato la collezione, è oggi uno degli esempi più coerenti della sua visione estetica e museografica, come equilibrio tra architettura , arredi e opere d’arte contemporanea.



"L'artista crea opere d'arte per condividere la sua intuizione della bellezza con altre persone. Dovere del collezionista è mettere l'arte a disposizione di tutti, per godere insieme della bellezza"

Il signor Panza si appassiona all'arte nel corso di alcuni suoi viaggi negli Stati Uniti (pensate accompagnato a volte da Germano Celant!) a detta sua "la terra dove si possono cercare e trovare Nuovi Orizzonti, dove realizzare nel modo più libero e completo quelle possibilità che ognuno di noi ha in sé" .

Acquista opere in blocco di artisti viventi famosissimi come Kline, Rothko, Rauschemberg, Lichtenstein,  Nauman, Flavin... e chi più ne ha più ne metta.

La sua collezione include talmente tante opere che lo costringerà poi a donare o a cedere interi gruppi di lavoro ad importanti istituzioni come il Guggenheim di NY o il Moca di Los Angeles.

Leggendo il libro di Castelli mi colpisce il fatto che quando Panza cerca di acquistare dal gallerista le opere di Rauschemberg, questo non viene preso sul serio. Passerà del tempo prima che Leo Castelli si rechi in Italia per conoscere il signor Panza ed accorgersi, vedendo Villa Panza con decine di opere di Rothko e Kline, che di fronte ha un Personaggio alquanto singolare e che non è uno scherzo.

Tra loro nascerà un'amicizia importante che farà diventare Panza un mecenate di nuovi artisti esordienti!

Ah come vorrei essere stata lui... Neanche la moglie di lui s'intende... proprio lui... Ok, in versione al femminile!!! Mi immagino là, in quel di Villa Panza, piena di me e orgogliosa dei miei "piccoli tesori" pronta a dimostrare con nonchalance al famigerato "gallerista superstar" accompagnata dal mio impeccabile portamento e dal mio inglese perfetto... Ok Editor, ora non è proprio perfetto ma per l'occasione e con qualche piccola lezione privata lo sarebbe diventato... Uffi! Puntiglioso che non sei altro!... Si, mi piace immaginarmi di essere la mecenate più glamour del pianeta, e basta!!! 

Qualcuno sta ridendo? Bhe io no...! Io sto sognando ad occhi aperti, come sempre del resto, con questa immagine che mi piace da impazzire e... Qualcuno sta ridendo?!?

Lasciamo perdere e torniamo a "Un'idea assoluta" la mostra in corso nella Villa di Varese. Lo stesso titolo è emblematico e anticipa quella "tensione spirituale" che guida le scelte di Giuseppe Panza fin dal principio: "solo se comprendiamo i problemi fondamentali dell'uomo saremo in grado di trovare delle risposte alle questioni pratiche quotidiane".

Sarà dopo il 1987 che creerà quella collezione, presente nella mostra odierna, in cui sono raggruppati  artisti accomunati dalla volontà di risalire alle origini della percezione e dalla ricerca del colore puro, assoluto. Ecco allora che troviamo i monocromi di David Simpson, dipinti mescolando al colore un minerale che riflette la luce: mutando il punto di vista, la tela assume diverse sfumature, così che il grigio diventa argento, il giallo pallido diventa oro.

Ci sono poi dipinti di Phil Sims e anche di Max Cole in cui si scoprono guardando attentamente da vicino, minuscoli tratti di china che ricoprono l'intera superficie!

Fantastico! Sono già in fibrillazione!

E questo è niente...

Nella grande scuderia è riallestita "Desire" del 1981, imponente scultura in legno dell'afroamericano Martin Puryear che ha avuto la sua consacrazione all'ultima Biennale di Venezia, dimostrando la lungimiranza di Panza.

Da una gabbia si protende nel vuoto un' asta lunga 9 metri, alla cui estremità è fissata una enorme ruota di bicicletta, simbolo dello scorrere del tempo, ma anche di un impossibile desiderio di evasione. Di quella tensione verso la libertà e l'assoluto che hanno accompagnato Panza di Biumo per tutta la vita.

Che dire io sarei già pronta per partire e andare alla scoperta di questa incredibile mostra! 

P.s. Attenti dura fino al 1° novembre! Affrettatevi!


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