lunedì 3 agosto 2020

A me non succederà mai! Poi però incontri Maranghi e...

 Lunedì 3 agosto 2020

Questo post l'ho scritto nell'ottobre scorso, mossa dai ricordi di avvenimenti vissuti tempo prima...
Confesso che è stato strano andare a rileggerlo e non nascondo anche una certa emozione... 

Ma come dice qualcuno, sono una "leonessa". E presto, molto presto sentirete di nuovo il mio ruggito...
Ops, ma dice che sono una leonessa o una piratessa? Vabbeh, anche i pirati avevano il loro "ruggito"!


uno scorcio della spiaggia di Costa Rei
Ottobre 2019

Prologo
Luglio 2018, Costa Rei, Sardegna:
in vacanza al mare, sono entrata nella galleria d'arte del Villaggio con mia cognata, che voleva assolutamente farmi vedere un'opera di un artista che le piace moltissimo e che l'aveva addirittura fatta piangere dall'emozione.
Quando mi disse di aver pianto di fronte a un'opera (il volto di bambina di Antonio Bueno. Di questo episodio vi ho già anticipato qualcosa nel post Pinelli fu galeotto) ricordo che mi sono messa a ridere e dissi queste testuali parole: "ma dai!?! come si fa a piangere davanti ad un quadro? A me non succederà mai!".
Le ultime parole famose!


Il fatto
Novembre 2018 Milano:
sto per visitare la mostra "Ama solo me" di un artista toscano che ho scoperto la scorsa estate in vacanza al mare, in Sardegna: Giovanni Maranghi.


Fa freddissimo arrivo davanti al M.A.C. (luogo che ospita la mostra) e sono molto curiosa di vedere questa esposizione di cui ho tanto sentito parlare.
Visto che conosco la galleria che l'ha promossa, mi presento spavalda all'ingresso sperando di incontrare qualche volto che conosco.
Entro, confesso di essere emozionata.  E' la prima volta che visito una mostra di un artista vivente!

Wow! Nella prima sala trova spazio una parete colma da piccole opere: rotonde, quadrate, rettangolari.
Tutte differenti sia per formato, che tecnica esecutiva. Ognuna ha un soggetto proprio. I colori sono i più diversi... sostanzialmente vivaci. Ci sono anche, qua e la dei piccoli specchi posti ad altezze strane. Per raggiungerli bisogna, o chinarsi o alzarsi in punta di piedi. Un artificio, usato dall'artista per "denunciare" lo sforzo continuo che nella nostra società, le persone mettono in atto per appagare e soddisfare il proprio ego.
Nella parete di fronte, per contr'altare, c'è un disegno lunghissimo (sarà 5 metri!): cose, personaggi, case, sembra raccontino la frenesia della quotidianità.

Poi entro in un salone grandissimo. Qui si apre uno spettacolo fantastico.
Il soggetto principale di questo artista è la donna. Donne ideali, donne affascinanti, spesso sedute su una poltrona...
Guardo tutte le opere. Sono molto particolari perché oltre a esserci la sagoma della donna lo sfondo è formato da disegni, scritte, riflessioni, appunti, numeri di telefono... fatti a penna, a lapis, a pennarello. Insomma un lavoro veramente minuzioso, che parte da una confusione totale per arrivare ad una eleganza che raramente ho riscontrato (nella mia pur breve esperienza) in altri artisti.


In una nicchia c'è una poltrona. E' super bella.
Ci si può sedere e fotografarsi.
E' l'invito dell'artista a trasformarsi in una sua opera d'arte.
E secondo voi? Non scatta la foto qui?
Certo! Ma non una... una valanga!

Ad un certo punto mi blocco. Ho davanti a me un'anfora che in sostanza racconta di una donna forte e di tutte le sfide che da sola deve affrontare e del coraggio che ha... e qui incredibilmente sento un qualcosa che parte dalla pancia e sale su. Un nodo che vuole uscire e senza nemmeno accorgermene mi metto a piangere... Resto lì, in silenzio, sopraffatta dall'emozione che mi ha colto di sorpresa...
È meravigliosa non ci posso credere! Ripenso a quella volta con mia cognata... e mi rimangio tutto.

È vero davanti ad un'opera si può anche piangere ed è bellissimo perché vuol dire che ti ha colpito dritta al cuore!

P.S. mai dire mai!



2 commenti:

  1. Succede spesso anche a me, con qualsiasi forma d'arte. Per me è soprattutto con la musica, ma non scorderò mai la profonda emozione e le lacrime davanti alla Nike di Samotracia. Grazie... Cecilia

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    1. Caspita mi hai fatto venire voglia di tornare a Parigi e andare al Louvre a vederla, insieme a tante altre opere che sicuramente mi emozioneranno! Grazie!

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