Sono le 7'00 del mattino.
Il telefono vibra. Un messaggio.
Apro un occhio, ma mi impongo di richiuderlo subito e continuare a dormire.
Ho sonno e voglio dormire. Fuori deve esserci una bufera, perché sento il vento sferzare le imposte delle finestre che scricchiolano e... sento pure il suo "ululare".
È un suono che mi ha sempre attratto e allo stesso tempo spaventato tantissimo, ma il piacere di essere al calduccio nella mia casa, fa dimenticare e superare ogni timore. È una sensazione travolgente e bellissima insieme.
Dovete sapere che nel sottotetto la voce del vento si fa sentire, eccome se si fa sentire, e dove abito io, in mezzo alle colline di Soave, le correnti ed il vento si danno appuntamento per mettere in scena un bel concerto.
Il telefono vibra ancora.
Dormi Valeria dormi.
Uffffffi ma perché non l'ho messo silenzioso? Forse perché non lo faccio mai?
Non ce la faccio, non resisto, è più forte di me voglio assolutamente vedere chi è che mi scrive a quest'ora!
Apro il messaggio è di Edo mio fratello. Capperi sarà importante. Il messaggio dice:" Nevica!!!"
Salto fuori dal letto come una gazzella vado alla finestra per aprire le imposte....Wow! Che spettacolo! Altro che "nevica"! E' in atto una vera e propria bufera di neve!!!
Lascio le tende aperte e ritorno sotto le coperte.
Pure Stella la mia gatta non vuole saperne di alzarsi. Si stringe ancora di più a me supplicandomi quasi di restare a farle compagnia.
I pensieri corrono veloci indietro nel tempo... A quando ero piccola.
Ricordo che allora, quando capitava la nevicata, per me ed i miei fratelli era una festa.
Ricordo la frenesia, l'agitazione, l'esplosione di umori nel guardare, con il naso incollato al vetro della finestra della cucina, i fiocchi di neve che scendevano con ritmi diversi: a volte veloci a volte lenti... fluttuando a mulinello come le foglie d'autunno.
Poi con frenesia si correva a cercare l'abbigliamento adatto, i Moon Boot, i guanti, il berretto di lana fatto dalla nonna e cosa più importante la slitta quella vera, quella di legno.
E poi? Tutti fuori di corsa.
In un primo istante si ascoltava il magico silenzio e poi via alla lotta con le palle di neve, alle scivolate giù per lo scivolo del garage, a rotolarsi e a fare l'angelo e le impronte sulla neve.
Ricordo che rientravamo in casa letteralmente "sfatti". Con le guance arrossate, i vestiti completamente inzuppati da tante ne avevamo fatte. Ricordo i piedi congelati e gli occhi... si quelli erano brillanti, scintillanti... come i nostri sorrisi. Io mi divertivo ad infilare le palle di neve giù per la schiena dei miei fratelli e dei miei cugini... per poi scappare a gambe levate!
Sorrido e mi crogiolo ancora un po' nei miei bei ricordi. Da questi mi arriva un senso di calma, di serenità.
Ad un certo punto vedo qualcosa muoversi alla finestra mi alzo e resto immobile per qualche secondo.
Un pettirosso è lì, sul mio davanzale a fianco la casetta bianca di ceramica.
Vorrei fare una foto perché di sfondo c'è anche il castello. Il mio castello! Ma in un batter d'occhio l'uccellino è già volato via. Chissà per dove...
Sembrava l'immagine di una favola. E così mi viene in mente che nell'arte molti artisti hanno dipinto paesaggi innevati. Dove la protagonista, la neve ha offerto loro infinite possibilità di rappresentazione: della luce, ai giochi di colori con la moltitudine infinita di cambiamenti di tonalità.
Pieter Bruegel, artista delle Fiandre del XV sec. è il primo che "rende la neve protagonista delle proprie opere, realizzando numerose tavole ambientate in un paesaggio immacolato, fiabesco come sospeso nel tempo dove la neve tutto avvolge e tutto attenua".
Tra il 700 e 800 Caspar David Friedrich e William Turner dipingono tetri e silenziosi paesaggi innevati ricercando la grandiosità della natura e della storia passata.
Nell'800 la neve diventa alternativamente simbolo di purezza e di denuncia delle asprezze della vita contadina. Lo si percepisce nei dipinti di Coubert e di Van Gogh. Per tutto questo secolo troveremo la neve in molte opere d'arte. Gli impressionisti a tal proposito amano cogliere i sottili effetti di trapasso da un colore all'altro e il cambiamento della luce, a seconda della stagione, delle condizioni atmosferiche e del momento della giornata.
Il vero maestro della neve in questo periodo è Claude Monet che le dedica decine di opere, ambientate soprattutto a Parigi e dintorni, ma anche in Normandia e in Norvegia.
Nella sua opera "la gazza" il tempo sembra essersi fermato. Il bianco assume sfumature diverse in base ai riflessi delle cose e della luce.
Ed intanto fuori continua a nevicare... e tutto già profuma di Natale...
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