28 settembre 2020
Da qualche giorno è in corso una specie di sfida tra me e il mio Editor. O meglio, io da Scaramacai quale sono... ho visto che ultimamente lui, si è messo a immortalare nuvole e non volendo essere da meno ho cominciato pure io!
E quindi, il click scatta ovunque.
Inutile dire che la qualità delle foto del suo "superultimomodello" di telefono, supera di gran lunga quella del mio... Ma ricordatevi, conta il punto di vista da cui parte la foto!!! E qui... Vi avviso oggi sono così, come dire...: "filosofeggiante" o forse, come dice in queste occasioni Editor "più incasinata del solito".
Armatevi di santa pazienza e... seguitemi!
Così, mi sono ritrovata ad ammirare e apprezzare nuvole di tutti i tipi.
E la cosa fantastica è che raggiante mi ritrovo a scrutare il cielo in cerca di qualcosa che ogni volta, inevitabilmente, mi sorprende facendomi dire: "Waw! Guarda quella..."
Una delle cose che mi scompiglia di più è quando si avvicina la tempesta. Si vedono quei cumuli minacciosi con al di sotto quelle inequivocabili sfocature che indicano che là, in quell'istante, sta già piovendo a dirotto... Il profumo del bagnato, dell'ozono che si sprigiona dalle strade oramai innondate, il vento che si alza, la luce che si affievolisce e i colori bluastri che già solo loro, mi fanno sentire viva, pronta. Pronta per combattere sfidando qualsiasi intemperia. È probabile, anzi matematico che mi ritrovi a sognare ad occhi aperti. Di navigare con il mio veliero in quel mare di nuvole che si perdono all'infinito.
Cosa volete che vi dica, la burrasca mi fa sentire che "ci sono"! E perdipiù piena di energia, viva. E anche se colma di ostacoli, non mi spaventa anzi, meglio, mi fa comprendere quanto è bello lottare contro tutte le avversità per raggiungere i propri obiettivi. Nel mio caso la felicità di esserci... Perché io non mollo... Mai.
E ora, tranquilli. No, non mi sto perdendo, voi?
Ok, andiamo avanti allora.
Uno dei libri che amo leggere a Zoe e ai miei bimbi a scuola si intitola "L'omino della pioggia" di Nicoletta Costa. Racconta la vita di un omino che vive sopra le nuvole e passa le proprie giornate saltellando da una nuvola all'altra. Ad aprire e chiudere i rubinetti della pioggia... Quanti sogni ho fatto fra quelle pagine, tra quelle righe e... e ho fatto fare.
Ma perché tutto questo? Ci arrivo ci arrivo... non avrete fretta, vero?!?
Ieri, parlando con Editor e cercando di spiegare con parole mie, le emozioni che provo ogni volta che guardo il cielo, con le sue nuvole, le sue luci, lui se ne è uscito con: "Esiste un' opera di Jan Fabre che mi scuote l'anima. Più precisamente è una scultura : " L'uomo che misura le nuvole". Valla a cercare e poi fammi sapere che ne pensi."
Ovviamente, manco a dirlo, l'artista non lo conosco. Faccio finta di niente... riuscendo male nell'intento... E che ci volete fare? Se dico una bugia, anche piccola, si capisce subito. Sarà per l'espressione colpevole che faccio... ma mi "sgamano" sempre... Mah!
Ok, come sempre comincia la mia ricerca. Non ho bene in mente a cosa porterà, ma state sicuri che se ha smosso l'animo di Mr. Gallery, e ce ne vuole, allora deve essere potente.
Digito velocemente il titolo della scultura e...
Ho per le mille balene di capitano Uncino! Chi lo avrebbe mai detto?!? E'... E'... Sensazionale.
Sento un brivido che mi corre lungo la schiena. Da cima a fondo. Perché? Perché mi ci vedo mi ci rispecchio... semplice!
La scultura consiste in una scala da biblioteca, sulla cui sommità si trova la sagoma di un uomo con le braccia protese verso il cielo che tiene tra le mani un metro.... E che cosa farà mai? Misura le nuvole! Ovvio, no?
Questa visione, questa idea, accende in me una curiosità stratosferica e fa muovere gli ingranaggi e tutte le rotelle del mio cervello a velocità super sonica. Ma vi rendete conto?
Mi fermo un attimo devo ragionare: come si fa a farsi venire un'idea così strampalata e, ahimé per la sottoscritta, allo stesso tempo così adorabile, straordinaria, fantastica e allo stesso tempo ancora impossibile.
Se guardo le nuvole con attenzione si muovono, cambiano posizione e aspetto velocissimamente, fermare la nuvola in un attimo è cosa da grandi maestri... anzi è impossibile. Tanto è impalpabile, tanto è sfuggente e qui, per me, si collega al senso della vita. C'è una frase che dice sempre il mio Editor e che ritrovo in questo caso: "Non ho la sfera di cristallo e non posso ipotecare il futuro". Sarò sincera, ODIO tale frase, perché va contro i miei sogni, i miei progetti, le mi aspirazioni si... ma... posso fare lo struzzo quanto voglio... ahimè è vera! Qui però attenti, è importante il punto di vista dal quale si vuole guardare le cose ed io guardo dal mio punto di vista. Quello di sognatrice. Assolutamente positiva e "piratessa" super convinta. Sia ben chiaro, tale frase per me, non esiste!!! Capito Editor?!? E ora su, su, respira...
Forse ora è il caso che vi dia qualche delucidazione su opera e artista. Prima che vi perda del tutto!
"La scultura è un tributo alla capacità di trascendere il tempo e lo spazio attraverso l’immaginazione e si ispira all'affermazione che l'ornitologo Robert Stroud pronunciò nel momento della liberazione dalla prigione di Alcatraz: "D'ora in poi misurerò le nuvole".
La citazione colloca l'opera in un ambito storico e scientifico, ma l'utilizzo dell'autoritratto da parte dell'artista inserisce un elemento biografico: l'uomo che misura le nuvole in cima a una scala è al contempo un omaggio al fratello minore di Fabre, sognatore deceduto prematuramente. L'assenza si impone così come presenza scultorea e diventa il doppio metaforico di entrambe le personalità rappresentate, la cui unione genera un'energia che diviene movimento, tensione e vitalità.
Esprimendo la sensazione di pianificare l'impossibile (appunto il tentativo di misurare un'entità mutevole e incostante come le nuvole), Fabre riflette su se stesso e sulla ricerca artistica, assimilata alla pretesa dello scienziato di superare il limite umano della conoscenza. Come artista e ricercatore, Fabre tenta costantemente di misurare le nuvole.
L'Uomo che misura le nuvole è stato esposto in ogni parte del mondo. A Venezia è arrivato in occasione della 58^ Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, nel Giardino di Palazzo Balbi Valier dal Canal Grande, e nelle intenzioni del grande artista (Anversa, 1958) riflette la deriva dell’artista stesso e dell’umanità, l'inutilità di tante azioni umane."
Waw, credo che come artista sia molto più contorto del mio pensiero... Forse dovrei darmi da fare e spulciare, ehmm scusate, scoprire, altre sue opere... ma questa è sicuramente un'altra storia.
P.S. e voi cosa vorreste misurare?
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