settembre 2019
Ah Venezia!
Che meraviglia!
Ogni volta che vengo in questa città mi sembra di essere dentro ad un quadro.
Ogni angolo, ogni calle, ogni campo è degno di essere immortalato!
E se ti trovi ad ammirare la città dal traghetto come è capitato a me decine e decine di volte, tutto ti sembra ancora più irreale.
Più appartenente ad un mondo fantastico che a quello della quotidianità.
L'obiettivo di oggi è quello di raccontarvi di quando, qualche mese fa, sono stata a vedere la mostra di un artista particolare (trovatemene uno non che non lo sia... se ci riuscite!) che si "diverte" a fare opere cancellando le parole... si avete proprio capito bene: cancellando!
Ma chi è costui?
Emilio Isgrò.
Artista concettuale, pittore, poeta, scrittore, drammaturgo e regista nato a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia nel 1937.
E' uno dei nomi dell'arte italiana più conosciuti a livello internazionale.
A partire dagli anni 60 ha dato vita a un'opera tra le più rivoluzionarie e originali che gli ha valso diverse partecipazioni alla Biennale di Venezia.
Dal 1956 vive e lavora a Milano.
Nel 1964 realizza le prime cancellature su enciclopedie e libri contribuendo alla nascita e agli sviluppi della poesia visiva e dell'arte concettuale.
Ma torniamo al mio tour veneziano.
Arrivo nell'isola di San Giorgio dove si trova la Fondazione Cini che ospita la mostra del nostro autore, curata da Germano Celant.
L'allestimento è a dir poco spettacolare ogni centimetro di ogni parete è ricoperto da una miriade di parole e di cancellature. Sembra quasi di essere dentro le pagine di un libro, di un giornale.
Anzi sembra di essere dentro una sua opera d'arte.
Anzi di farne parte!
Alle pareti scorre per 1.500 metri quadrati una monumentale operazione di cancellatura.
Questa esposizione ci porta dentro al ventre della balena e raccoglie le opere più celebri dell'artista, affiancati dalla cancellatura realizzata sul testo di Moby Dick di Herman Melville e, a proposito, lo stesso Isgrò precisa che «chi entra alla mostra si lascerà accompagnare nel ventre della balena, ovvero il ventre del linguaggio mediatico che copre con il rumore il proprio reale e disperante silenzio».
Il Libro emozionante di Melville parla di coraggio, di avventura e del lottare contro le forze avverse, ma parla anche della capacità di vivere con le forze avverse con le quali l'uomo può trovare un accordo. Farsi quindi divorare dalla balena ha un accezione positiva, significa "crescere in una prospettiva di vita che è quella di un rifugio in un grembo protettivo, come è lo stomaco della balena."
La sua cancellatura non lascia scampo a libri, carte geografiche, mappamondi ecc.
La cancellatura non è un male, ogni tanto bisogna cancellare qualcosa in vista di un futuro da ricostruire.
Alle pareti si trovano anche opere con la presenza di api e formiche che sono creature che noi spesso calpestiamo per la loro fragilità ed è quello che fa il mondo in cui viviamo.
Come dice lui stesso "senza un minimo di fiducia e di serenità negli altri non si vive.
Non abbiamo nemici davanti, abbiamo uomini e, anche se a volte possono essere antipatici, noi dobbiamo trattarli da uomini".
La cancellatura esalta la forza della parola, mai tanto eloquente come nel momento in cui è costretta al silenzio.
Cancellare, in fondo, significa scegliere, fare tesoro di ciò che resta, esaltarlo e nello stesso tempo affermare un nuovo significato da attribuire alle cose.
Nel mondo di Isgrò niente è dato per scontato.
Attraverso le sue cancellature in bianco e nero ne fuoriescono immagini di balene, navi ecc. soprattutto, pensieri nuovi.
L'opera che più mi ha fatto sorridere è un mappamondo gigante dove tutti i nomi dei paesi, mari, fiumi, sono stati cancellati. Tutti tranne uno: Venice!!!
P.s. quando vi ritrovate a scrivere e poi magari a cancellare non pensate più ad uno sbaglio ma ad un'opera d'arte!
Questa mi mancava. Spettacolare. Ciao Valeria
RispondiEliminaForte! Ti ho fatto scoprire una cosa nuova!!!Spero tu abbia occasione di vedere una sua mostra...merita... e poi se ti interessa c'è pure una sua opera a Palazzo Maffei a Verona! Ciao!
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