agosto 2019
Sabato di metà agosto sono appena scesa alla stazione Santa Lucia di Venezia.
Squilla il telefono, è mio fratello Edo: "allora sei arrivata? dove sei?"
Rispondo quasi saltellando per l'eccitazione: "si, si, sono qui sui gradini fuori dalla stazione",
dall'altra parte sento un "ok ferma li, non ti muovere che arriviamo!".
Forse mio fratello ha paura che scappi? O forse sa che potrei perdermi da un momento all'altro, vista la grande curiosità che mi porta ad essere attratta da tutto e da tutti?
Lascio a voi intuire la risposta esatta... Ecco li vedo , Edo e Fabio i miei compagni di avventura di oggi.
Gli corro incontro felice di vederli, li abbraccio forte esprimendo subito la mia euforia e voglia di andare alla scoperta della Biennale!
Tranquilli so cosa state pensando, si ci sono già stata (vedi il post Biennale di Venezia ?...la mia Disneyland Cap.1) ma oggi andrò a vedere la parte dei Giardini, che non ho ancora visitato.
Lungo il tragitto, come sempre, resto affascinata dal paessaggio e ricordo a me stessa quanto sono fortunata a potermi recare in questa splendida città quando voglio, vista la vicinanza.
Arriviamo ai Giardini. Non sto più nella pelle, non vedo l'ora di esibire il mio pass e finalmente entrare.
L'ambiente mi attira tantissimo perchè ogni stato ha il suo padiglione... più o meno.
Le prime installazioni che vediamo sono molto strane ma altrettanto curiose, come tutto del resto qui alla Biennale!
Mi fermo di fronte a dei pannelli monocolore (non ricordo assolutamente ne l'artista ne la nazione che proponeva questa installazione) in cui a ritmi regolari si può scorgere una scritta che quasi fuoriesce dalla tela... In quel mentre sento dietro di me una persona che chiede informazioni ad una hostess, sulla performance della Lituania, quella che ha vinto il primo premio quest'anno. Con nonchalance, mi intrometto nella conversazione e con meraviglia scopro che la performance viene fatta solo in alcuni sabati dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18 e... Oggi ci sarà!
Quasi esplodo dalla gioia e corro ad avvisare i mei compagni di "Biennale" che voglio assolutamente andare a vedere questo spettacolo.
I due mi guardano sbigottiti. Li rassicuro che sarà una performance sensazionale, mentre fra me e me penso: "Avrà vinto per qualcosa capperi!!!"
Proseguiamo il nostro viaggio verso la meta prefissata, meravigliandoci difronte ad ogni padiglione ed ogni installazione. Una perchè curiosa, un'altra perchè indecifrabile, alcune perchè terrificanti... visto che questa biennale non mi sembra incentrata su temi allegri!
Ci divertiamo così a dare noi, le nostre interpretazioni.
Il padiglione Venezia mi colpisce e mi diverte tantissimo (anche se non ne ho capito il senso!).
Si entra da una fessura in un lungo tunnel fatto di nylon bianco, il fondo è nero e quando lo calpesti (si è rigorosamente scalzi) ti accorgi che sprofondi. La sensazione è stranissima perchè al di sotto del telo c'è un liquido (vedi foto). Sembra di camminare su qualcosa di vivo!
Usciamo ridendo e all'unanimità la consideriamo l'esperienza più bella della giornata.
A questo punto ci dirigiamo verso il sito della performance della Lituania e perdendoci tra le calle, i palazzi e i ponti veneziani, alla fine riusciamo ad arrivare a destinazione...
Scopriamo che dovremmo attendere parecchio, perchè c'è una lunghissima fila. E così passiamo un'ora e mezza ad auto incoraggiarci, continuando a ripeterci che stiamo facendo la cosa giusta.
Quando finalmente arriva il nostro turno lo spettacolo che ci accoglie è veramente surreale: una spiaggia, vera, fatta di sabbia, messa dentro ad un capannone, con coppie e piccoli gruppi di bagnanti sdraiati. C'è chi legge, chi gioca a racchettoni, chi dorme, chi si scambia sguardi d'amore, adulti, bambini...
Noi spettatori, vediamo la scena dall'alto. A ritmi regolari, i protagonisti cantano delle canzoni in inglese, che raccontano la loro vita.
Restiamo di stucco perché sono bravissimi. Riescono a farti vibrare l'anima, riescono a farti meravigliare, a piangere e a ridere allo stesso tempo... si perchè qui sei stato trasportato in una dimensione strana, diversa, staccata completamente dalla realtà.
Il tempo per sostare è stabilito in soli 20 minuti, ma è impossibile andare. E' come se le musiche ti incatenassero lì, come un moderno canto delle sirene.
Alla fine a malincuore e per il rispetto di chi sta ancora aspettando il suo turno dopo di noi, decidiamo di andare.
Tutti e tre siamo sorridenti e fieri di noi stessi per non esserci fatti scoraggiare dalla lunga fila...
Ce l'abbiamo fatta e ne è valsa proprio la pena.
Possiamo dire di avere visto dal vivo l'opera vincitrice della Biennale 2019!!!
P.s. per godere delle meraviglie dell'arte a volte c'è da sudare ....il risultato però unico e meraviglioso arricchisce la nostra mente, il nostro cuore e la nostra anima!!!
Altre immagini della visita alla Biennale...
Grazie Valeria per avermi fatto rivivere una giornata meravigliosa Fabio
RispondiEliminaÈ stata proprio una giornata stupenda!grazie Fabio
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